“Sali pure!”
Il portone di ferro si aprì automaticamente cigolando solo dalla metà dell’apertura e si richiuse dietro alle spalle di Giulio con un rumore sordo.
Le scale malamente illuminate che collegavano l’entrata di servizio al primo piano di un’ex fabbrica di suole per scarpe, chiusa per fallimento più di 4 anni fa, scricchiolavano sotto i suoi piedi.
Arrivato al pianerottolo si vide accolto da una guardia molto più alta di lui che dopo averlo riconosciuto lo accompagnò lungo il corridoio illuminato a giorno da delle luci a neon bianchissime, tanto che Giulio capì il perché degli occhiali da sole della guardia.
Arrivati alla penultima porta la guarda si fermò dicendo: ”Aspetti un attimo qui signore” entrò nella stanza e subito dopo ne uscì facendo cenno di entrare.
La stanza era assolutamente anonima, probabilmente un ex ufficio che non veniva riaperto da tempo con un computer portatile funzionante su di una scrivania impolverata.
Giulio si sedette tossendo rumorosamente e pensando che, una volta o l’altra, sarebbe morto a causa dell’asma.
Una volta seduto si sfilò il braccialetto nero che portava nascosto dalla manica della camicia e lo diede alla guardia che uscì dalla stanza chiudendola a chiave.
Giulio si sgranchì le gambe e si massaggiò il volto indolenzito dallo stampo delle cinque dita di Laura felice che il metodo comunicazione ideato dall’organizzazione non comprendesse l’approccio visivo.
Le scale malamente illuminate che collegavano l’entrata di servizio al primo piano di un’ex fabbrica di suole per scarpe, chiusa per fallimento più di 4 anni fa, scricchiolavano sotto i suoi piedi.
Arrivato al pianerottolo si vide accolto da una guardia molto più alta di lui che dopo averlo riconosciuto lo accompagnò lungo il corridoio illuminato a giorno da delle luci a neon bianchissime, tanto che Giulio capì il perché degli occhiali da sole della guardia.
Arrivati alla penultima porta la guarda si fermò dicendo: ”Aspetti un attimo qui signore” entrò nella stanza e subito dopo ne uscì facendo cenno di entrare.
La stanza era assolutamente anonima, probabilmente un ex ufficio che non veniva riaperto da tempo con un computer portatile funzionante su di una scrivania impolverata.
Giulio si sedette tossendo rumorosamente e pensando che, una volta o l’altra, sarebbe morto a causa dell’asma.
Una volta seduto si sfilò il braccialetto nero che portava nascosto dalla manica della camicia e lo diede alla guardia che uscì dalla stanza chiudendola a chiave.
Giulio si sgranchì le gambe e si massaggiò il volto indolenzito dallo stampo delle cinque dita di Laura felice che il metodo comunicazione ideato dall’organizzazione non comprendesse l’approccio visivo.
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Sentì oltre la porta altri passi e un’altra serratura chiusa con sicurezza “ok ora ci siamo tutti”.
Lo schermo del pc si accese da solo e ne fuoriuscì una voce evidentemente effettata: “benvenuti, vi ringrazio per essere nuovamente tutti presenti e per aver accettato il nuovo sistema di comunicazione, comprendete bene che dopo l’ultimo tentativo di infiltrazione era necessario avervi tutti qui fisicamente con la possibilità di verificare l’autenticità dai braccialetti dell’ordine. Come avete notato le vostre voci saranno schermate e uscirete dalla stanza uno alla volta senza il pericolo di potervi vedere in faccia, non preoccupatevi della guardia che avete incontrato sulle scale, è un uomo fidatissimo e all’oscuro dei nostri piani. Vi ho convocati perché è tempo di passare nuovamente all’azione. Il governo si ostina a non voler trattare con noi nonostante gli ultimi attentati e allora io dico colpiamo più in alto! Vi ricordo come la nostra organizzazione punti a vendicarci del sistema che ha assassinato le nostre famiglie e ad instaurare finalmente la più giusta delle democrazie: l’anarchia!”
Ci fu una lunga pausa prima che la voce metallica ricominciasse a ronzare “ il nostro prossimo obbiettivo sarà la famiglia più ricca e potente del nord-est, visualizzate i documenti che avete sul desktop e salvateli nelle vostre chiavette, quello è il nostro obbiettivo: la figlia della famiglia Garbo si chiama Laura. Tra i documenti troverete gli indirizzi delle proprietà di famiglia . Dividetevi e rapitela in modo che possiamo usare i suoi genitori per contattare le alte sfere del senato notoriamente vicine ai Garbo. Ognuno di voi ha de luoghi da controllare. Portatela al solito posto stando attenti alle scorte che solitamente la accompagnano…” “Scusi se la interrompo ma penso sia inutile dividerci per cercarla, penso di poter svolgere questo compito da solo” interruppe Gabriele suscitando un brusio di sottofondo da parte degli altri sconosciuti in collegamento “Perché pensi di riuscire da solo? Hai visto quante sono le proprietà dei Garbo e quanto frequentemente si spostino?” “Si ho visto, conosco la famiglia e ho frequentato la ragazza tempo fa.” “Interessante, quindi sapresti dirci delle sue abitudini e dove possiamo concentrare le forze per rapirla cogliendo di sorpresa la sua scorta?” “Meglio!” sussurrò Gabriele massaggiandosi la guancia dolorante per il tatuaggio a 5 dita procuratogli dalla ragazza in questione “so dove trovarla… ora… e senza scorta!”
Michele Brugiolo
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