lunedì 7 gennaio 2013

2_ L'abito da sposa

Eccolo quell’imbarazzante momento in cui due sconosciuti si ritrovano l’uno accanto all’altra, quel momento esatto in cui una domanda sorge spontanea: ed ora, cosa faccio? Che sia il caso di restare in silenzio o di accennare un qualche discorso stereotipato, magari, come si fa sempre, iniziando a parlare del tempo e delle previsioni meteo che preannunciano il medesimo “inverno più freddo degli ultimi cinque anni”?
Quel tipo bizzarro invece, sembrava non trapelare il benché minimo disagio nell’avere quella giovane ragazza, tirata su nel cuore della notte, seduta sul sedile a fianco del suo, pareva non curarsene al punto tale di essersene scordato, mentre lei impaziente era lì ad aspettare chissà quale interrogatorio. Era abituata così, doveva sempre, in ogni singolo momento della sua vita, rendere conto di qualcosa a qualcuno e quel silenzio la stava cominciando ad irritare.
Lo osservava attentamente, cercando di capire quanto più possibile di quell’uomo che aveva deciso di portarla verso un dove che ancora non conosceva, a cui aveva deciso di dare fiducia, anche se il coltellino era ancora ben stretto nella mano. Peccato che pochissime cose le risultassero chiare e fra queste era il pessimo gusto musicale del suo autista, anche se di capire esattamente di che musica si trattasse poco le importava, voleva solo che quella musicassetta terminasse e, in fretta.
“Mi hai fatta salire anche se non sono in abito da sposa?”, 




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una caratteristica di Laura era quella di saltarsene fuori con domande del tutto insensate, o meglio, di un senso che solo lei capiva, anche se c’erano un paio di persone che le riuscivano a stare dietro a quei suoi ragionamenti così contorti, forse perché avevano deciso di conoscerla per davvero, avevano deciso di condividere aspetti anche profondi di ciò che sta dietro a quello che la quotidianità può far apparire spesso come banale e noioso, “Cosa stai blaterando ragazzina, sicura di stare bene?” “No, niente… era riferito ad un
libro che stavo leggendo e che, con la fortuna che mi ritrovo, non riuscirò a completarne la lettura, visto le quattro robe che mi sono portata dietro… se c’è una cosa che proprio non sopporto è quella di lasciare un libro a poche pagine dalla fine, la fine è importante, la fine, quando una cosa è fatta bene, dà senso al tutto!” “No, scusa la domanda… tu non stai bene, non stai bene per niente!” disse l’uomo ridendo. Aver deciso di dare un passaggio alla ragazza forse non si era rivelata una scelta tanto sbagliata visto che averla lì al suo fianco stava cominciando a metterlo di buonumore, aveva cominciato a considerare interessante il suo passeggero e se non proprio interessante per lo meno ne era incuriosito. 
Non era dello stesso parere Laura, che alla risata di lui, si sentiva presa in giro e dentro di sé cominciava a pensare che forse, era un tipo ordinario al quale era meglio parlare del tempo e che, come suo solito lei straparlava e stava facendo la figura della scema. Ma niente era più lontano dalla verità, lui ora era felice, avrebbe avuto voglia di porle migliaia di domande, cosa che non era da lui così avvezzo alla solitudine, condizione a cui si era abituato e che tutto sommato gli piaceva. “Se posso chiederti, hai combinato qualche casino in giro?” e nel chiederlo si girò ad osservarla, cosa che fino a quel momento non aveva avuto la minima necessità di fare, ma ora era curioso di guardare meglio che volto avesse la ragazza. Mentre la ascoltava, per quel poco che il buio permetteva di mostrargli, osservava un viso spazientito, illuminato dall’alternarsi dei fanali delle poche macchine che incrociava lungo la strada, i capelli erano molto lunghi, castani e lei era carina, forse aveva qualche lentiggine in volto, ma era troppo buio per esserne certo, naso all’insù e delle ciglia molto folte.  “Quel naso”, pensava fra sé, “le sta bene, è in linea con quel carattere impertinente che si ritrova”, ma era consapevole che l’impertinenza era una maschera per non mostrarsi "debole" agli occhi di uno sconosciuto che aveva deciso di farla salire, di notte, a bordo di una macchina scassata.

Brigitta Destro

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