giovedì 3 gennaio 2013

1_ L'infradito

Pollice in su, pollice in su, pollice in su…Niente da fare.
“La gente oggigiorno diventa sempre più diffidente”. Quanto avrebbe voluto vivere negli anni ’70, all’epoca, o almeno così aveva sentito dire, la gente era molto più aperta e disponibile a dare un passaggio. Certo i pc e gli smartphone ancora non esistevano ma era un prezzo che avrebbe volentieri pagato pur di ritrovarsi in una società a sé più congeniale. Sarebbe stato ancora più bello poter viaggiare nel tempo senza perdere la memoria ma sfruttando la conoscenza del ventunesimo secolo per arricchirsi prima degli inventori che rivoluzionarono le nostre vite… e anche le loro!
Pollice in su… Ancora niente.
Chiedere un passaggio avendo abiti sgualciti ed evidenti segni di stanchezza sul volto (per non parlare del fatto che non indossava scarpe ma infradito in autunno inoltrato) poteva sembrare un’operazione disperata, ma si sa che qualsiasi nave dispersa in una notte tempestosa scambia ogni riflesso che vede per un faro guida.
Questa era proprio la sua situazione, si sentiva molto solidale con queste povere imbarcazioni pur con la consapevolezza che il 95% di esse sprofondano negli abissi dopo aver cozzato contro un ostacolo reso invisibile dalla notte, ammirava il fatto che fino all’ultimo lottassero per ritrovare la rotta e, all’ultimo, per rimanere a galla.
Cosa ancor più strana, e che di fatto differenziava la sua vita da quelle imbarcazioni, era che aveva fatto da sé la scelta di sabotare il proprio timone. Esatto, aveva preferito la precarietà alla stabilità, l’incertezza all'agiatezza  cosa inaccettabile per la società odierna che etichetta tutti in base al ruolo sociale e ancor più inaccettabile per sua madre che portava un’etichetta sulla fronte più grande di lei, lo faceva pure con orgoglio sventolandola in faccia a tutti, soprattutto ai suoi tre figli. Era proprio quello il punto: non voleva un ruolo sociale, o almeno non quello che avrebbe dovuto subire.
Ah! Gli anni ’70! Quello era il suo posto, li c’era il tempo per passare una giovinezza che valesse veramente la pena di essere vissuta, poco importava se poi quasi tutti quei splendidi esemplari di capelloni sentimentalmente lascivi si fossero fatti assorbire dalla società che criticavano, l’importante era aver vissuto l’adolescenza da uomini liberi! Per troppo tempo aveva sognato, era arrivato il momento di passare all'azione e cercare di realizzare quel desiderio, per quanto vago e indistinto fosse.
Pollice in su… Pollice in su… Un’altra delusione, anzi due.
Nonostante lo sconforto si stesse facendo largo tra i suoi pensieri, non poteva fare a meno di accennare inconsciamente un sorriso ogni volta che alzava il suo pollice destro, pensava sempre al suo social network preferito e a tutte quelle ore perse a “comunicare” pur non avendo nulla da dire. Badate bene che non stava fuggendo dalla tecnologia, anzi, quello forse era il distacco più doloroso che a malincuore aveva accettato infatti… un’altra macchina stava per arrivare!
Pollice in su… Rallenta!

Finalmente qualcuno sembra averla notata, gli altri automobilisti dopo aver soddisfatto la propria curiosità iniziale, facevano finta di non vederla mentre le passavano accanto accelerando a debita distanza. L’auto non era granché, il colore era forse uno dei più brutti che avesse mai visto (una sorta di verde militare opaco) e l’età probabilmente superava la sua (doveva essere una vecchia macchina tedesca di fine anni ’80 o almeno così pensava) ma non era certo nella situazione di potersi lamentare, il suo viaggio forse poteva finalmente proseguire. Dopo aver abbassato il finestrino una striata voce maschile le chiese “Dove devi andare?”“Dove devi andare tu?” rispose cercando di scorgere il volto del suo interlocutore completamente avvolto nell'oscurità della notte avvalorata dal cruscotto privo di led funzionanti, riusciva solo a scorgere il riflesso di un paio di occhiali ovali (decisamente fuori moda) ed un naso leggermente a patata.“Facciamo una cosa” riprese lui “sali e ne parliamo, non sopporto di dover rimanere troppo a lungo sul ciglio della strada di notte, soprattutto parlando ad una ragazza, non vorrei mai che qualche sbirro ci scambiasse per una prostituta ed il suo cliente… non ho proprio voglia di farmi notare da quei tizi”. Il buon senso di Laura gridava “PE-RI-CO-LO” in tutte le lingue che conosceva, ma dopo un pomeriggio perso senza risultati in compagnia della paura di farsi scoprire, decise di accettare. In fondo nemmeno lei voleva farsi notare da “quei tizi” che sicuramente erano già stati sguinzagliati dalla madre con la promessa di una lauta ricompensa per chi l’avesse riportata tra le sue “amorevoli” braccia. “Ok” rispose di spalle mentre con le mani frugava lo zaino alla ricerca del coltellino multiuso  omaggio ricevuto in uno spaccio di vestiti a basso costo frequentato da lei nonostante lo sdegno della madre. Infine lo trovò e lo nascose nel pugno destro persuasa che non lo avrebbe lasciato per un bel po’ di tempo. Dopo aver caricato il suo zaino sul sedile posteriore, aprì la porta del passeggero e si sedette. Lui non aspettò nemmeno che richiudesse lo sportello né tanto meno che si allacciasse la cintura, semplicemente iniziò ad accelerare quando lei stava ancora staccando il piede destro dall'asfalto.  Finalmente aveva ottenuto un passaggio, ma anche una ciabatta di meno.




[source]
Michele Brugiolo

Nessun commento:

Posta un commento